Orsone by Bastianich visto da noi
"Amiamo da sempre il Friuli, qui ci sentiamo a casa. Ora vogliamo ritornare, per condividere le nostre esperienze”. Firmato Joe e Lidia Bastianich. Un annuncio misurato e sincero, poco prima dell’apertura, che tuttavia aveva scatenato numerosi commenti soprattutto on line. A partire dalle critiche per il dress code richiesto (in realtà: “si sconsiglia di indossare short e infradito”). E finalmente! Anche l’abito che si indossa è una forma di rispetto quando si entra in un luogo pubblico e in casa d’altri. E Orsone, ristorante, taverna
e B&B (4 camere e una suite) a Gagliano, frazione di Cividale del Friuli, immerso fra i vigneti Bastianich, è un ristorante dove si percepisce la sensazione di essere ospiti in casa. Orsone dunque. Il nome viene dalla vicina collina (probabilmente da Orzo-Orzone, antico proprietario di una rocca in età medievale); non significa quindi “grande orso”, anche se su questa immagine gioca l’insegna in metallo sull’edificio, che all’esterno appare come una bella casa curata, dalle tonalità cromaticamente in equilibrio con l’ambiente circostante. Arriviamo alle 19 circa di una calda serata estiva: al parcheggio ci imbattiamo in Wayne Young, responsabile del marketing, che sta salutando un’amica; nel giardino-patio c’è lui, Joe, in maglietta informale e birra bevuta a collo, all’americana. Gente che chiacchiera ai tavolini in giardino; in fondo l’orto con le aromatiche, le insalatine e, vero tocco di gardening alla friulana, le dalie. Sembra appunto di essere arrivati a casa di qualcuno che vi stava aspettando.
Si entra nella Taverna con un bancone bar, luogo di incontro per aperitivi, vini al calice, champagne. Il menu vi riporta subito agli States: Cesar Salad, lobster rolls (pane morbido, aragosta o astice salsine speciali che fanno ricordare il Maine), Calabron burger (con gorgonzola e cipolle caramellate). Colpisce la luminosità di ciò che sta oltre la porta a vetri: la dining room, dove ci apprestiamo a cenare. Ambiente curato in ogni particolare, sedie, distanza dei tavoli, tovaglie; travi a vista e illuminazione giusta, in fondo un caminetto. Se dalle finestre si ammirano i vigneti sulla collina, all’interno l’occhio si posa piacevolmente sulla vetrata della cucina quasi a vista, con pentole in rame e lo staff al lavoro. In cristallo anche la porta scorrevole da cui entrano ed escono Andrea Sbrizzo, General Manager, che dopo otto anni a New York, ritorna in Friuli per guidare la sala e i camerieri, tutti giovani, tutti con grembiule regolamentare e tutti maschi. Gentili, sorridenti e professionali. A tavola si comincia con crema di porri e patate con vongole e pasta brick alla menta e fiori e BLT (ricordatevi questo acronimo: Bacon, Lettuce and Tomato, cioè pancetta pomodoro e lattuga). Primo piatto: agnolotti con ragù di bietole che (ci hanno detto) sarebbero stati sostituiti a breve da ravioli di cacio e pere con salsa di cacio e pepe. Secondi piatti: maialino di Segovia con vermouth rosso, scalogno, patate e rosmarino per me, John Dory con peperoni, cavolfiore e bagna cauda per Laura, che gentilmente mi fa compagnia. Che cos’è il John Dory? Il menu gioca anche sulla curiosità di qualche nome in inglese, trattasi comunque di pesce San Pietro. Come dessert tortino di pane e cioccolato e semifreddo al butterscotch. Senza dimenticare la granita al cetriolo. Piatti di grande equilibrio, rivisitazione piacevole della tradizione italiana, un servizio perfetto.
In sala Joe Bastianich controllava ogni cosa; c’era anche mamma Lidia, che sarà all’Orsone tutto settembre per mettere a punto i piatti con l’Executive Chef Eduardo Vale Lobo in arrivo da Del Posto, il primo e unico ristorante italiano ad aggiudicarsi le ambite 4 stelle del New York Times. Anche la moglie e i figli di Joe, sono qui a trascorrere le vacanze. Sì perché l’Orsone è il risultato della passione, della professionalità ma soprattutto di un grande senso della famiglia. A fine cena chiacchieriamo in Taverna con Lidia che parla ancora un ottimo italiano, tra i ricordi dell’infanzia a Pola, dei due anni passati a Trieste alle Canossiane di via Rossetti da ragazzina e poi il successo voluto e costruito a New York. È lei che, con occhio di lince serve al volo alcuni clienti rimasti senza gli anacardi, ci sottolinea il legame con le tradizioni e di come desideri trasmetterle ai nipoti. Dai racconti fatti ai figli di Joe ha pubblicato anche dei libri: titolo “Nonna, tell me a story” dove narra di galline e orti, di usanze e piatti della sua terra d’origine, di un tempo diverso che affascina i bambini. E nel titolo la parola “nonna” anziché Granmother in inglese è un altro segno che comunica questa profonda identità italo-americana. O friul-newyorkese. Anche se Vigneti Bastianich si trovano sia in Toscana che in Piemonte, il ristorante l’hanno voluto far nascere qui. In Friuli. Citiamo alla fine ma con molti apprezzamenti, oltre allo Chef Eduardo Vale Lobo e ad Andrea Sbrizzo, General Manager anche l’Executive Sous Chef Kelly Jeun, la Pastry chef Annie Dearborn che opera con la supervisione di Brooks Headly che quest’anno ha vinto il riconoscimento della James Beard Foundation come Outstanding pastry chef.
Prezzi ragionevolissimi: 59 euro per il menu degustazione + 20 euro per i vini abbinati. Promosso a pieni voti! Prossimo appuntamento in Taverna per i superhamburger e non solo!
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