Stappo alla regola è una rubrica di q.b. ideata per offrire suggerimenti e idee per abbinamenti ben riusciti. L'abbinamento in fondo non è altro che un gioco enogastronomico: ci sono delle regole da seguire, ma è piacevole anche lasciare spazio alla fantasia.
Scriveteci che cosa ne pensate, suggeriteci nuovi vini o piatti speciali. Food pairing e wine pairing, per dirla all'inglese, saranno così esperienze da condividere.
Scritto da redazione qbquantobasta il . Pubblicato in Stappo alla regola.
Nella stagione dei carciofi, il dilemma è spesso scegliere il giusto vino in abbinamento. Dall'Alto Adige ci arriva un suggerimento interessante e collaudato, oltre a una gustosa ricetta.L'ideale per la nostra rubrica Stappo alla regola.
Insalata di carciofi, pere e scaglie di pecorino
Ingredienti
6 carciofi spinosi
1 mazzetto di basilico
1 limone
1 arancia
2 pere
0,125 g di zafferano in polvere
120 g di pecorino stagionato
60 g di misticanza
olio extravergine di oliva sale e pepe
Preparazione
Sbucciare le pere, privarle del torsolo e tagliarle a spicchi, cuocere in padella per 5 minuti con poca acqua e con lo zafferano.
Tagliare la scorza dell’arancia a julienne, sbollentarle per un minuto in acqua bollente e scolare.
Pulire i carciofi, privarli della barba interna e tagliarli a spicchi, aggiungere il basilico a julienne, condire con olio, sale, pepe, succo di limone e arancia.
Disporre i carciofi nei piatti di portata con le pere, la misticanza e completare con il pecorino a scaglie sottili e con la scorza dell’arancia a julienne.
In genere insalate e carciofi sono difficilmente abbinabili. Il Gewürztraminer con la sua natura carezzevole – dovuta alla minima quantità di zuccheri residui - è il perfetto accompagnamento di questo antipasto. In particolare, sono ideali le varietà della Valle Isarco che, non essendo eccessivamente intense, presentano un’adeguata acidità.
Terlaner Alto Adige DOC. Un Terlaner più maturo, pieno e morbido, che si armonizza con le note amarognole dei carciofi.
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Merlot e Cabernet La Marca dai terreni argillosi della denominazione Piave D.O.C. Denominazione Piave D.O.C.: un ambiente naturale dal connubio felice tra clima e fertilità per la crescita delle viti e delle uve. Grazie alla presenza dei depositi alluvionali portati dalla “Piave” che si depositano sui terreni argillosi circostanti, la terra risulta ricca di minerali e particolarmente fertile. Si rintracciano testimonianze della vocazione vitivinicola di questa area già in epoca preromana. La combinazione dei vari fattori permette di ottenere uve che esprimono al meglio gli aromi tipici dei vitigni internazionali Cabernet e Merlot, ormai considerati più che autoctoni.
Il Merlot Piave DOC La Marca
è di un vivace rosso rubino, con delicate sfumature che virano al viola. Al naso presenta un frutto intenso e maturo di lampone, ciliegia e fragole in confettura, accompagnate a una speziatura dolce e a lievi cenni balsamici. Al palato presenta discreta struttura, acidità e profondità sulle note delicatamente erbacee. È un vino versatile che si presta a diversi abbinamenti: dalla pizza alla salsiccia con fagioli, dal rigatone alla gricia, alla polenta e funghi, dal risotto con radicchio agli arrosti.
Il suggerimento: abbinalo con un filetto di maiale glassato al forno con millefoglie di patate e mele. Temperatura di servizio: 18-20°
Merlot Piave Doc La Marca con Picanha di manzo Ricetta
Filetto di maiale glassato al forno con millefoglie di patate e mele
Ingredienti
1 filetto di maiale di circa 1 kg
Patate 800 g
Mele rosse 300 g
Salvia 2 foglie
Olio extravergine di oliva 3 cucchiai
Vino rosso 75 cl
Zucchero 1 cucchiaio
Sale
Pepe
Procedimento
In una casseruola versate il vino, lo zucchero e un bicchiere d'acqua. Fate sobollire a fuoco lento fino a ottenere un caramello denso e lucido.
Pulite il filetto dalle parti grasse, pareggiatelo e salatelo con cura, spennellandolo con l’olio.
Legatelo con dello spago da cucina, infilandovi le foglie di salvia. Pepate e ungete nuovamente la carne con l’olio.
Rosolate la in padella e poi ultimateila cottura in forno a 170°C per 35 minuti. La carne dovrà riposare per qualche minuto.
Sbucciate e tagliate a fette di 2 mm le patate e le mele, salatele e oliatele.
In una teglia da forno procedete con la stratificazione della millefoglie alternando uno strato di patate e uno di mele.
Cuocete coperte con carta da forno e un peso sopra a 180°C per 20 minuti.
Porzionate il filetto, tagliate la millefoglie in rettangoli e servite nappando la carne con la riduzione al vino.
Il Cabernet Piave DOC La Marca
si presenta nel bicchiere con un colore rubino dalle gentili sfumature violacee. Al naso è gradevolmente varietale, si apre sui piccoli frutti rossi, more, ribes e lamponi, poi si sviluppa tra note vegetali e di spezie, in particolare di pepe. Al palato risulta equilibrato, sapido e con sentori di erba appena tagliata. Da servire leggermente fresco, ben si adatta al tutto pasto; si accompagna perfettamente alla polenta arrostita con soppressa o alla grigliata mista.
Il suggerimento: abbinalo con la Picanha di manzo con fondo bruno al vino rosso e sedano rapa. Temperatura di servizio: 18-20°
Ricetta
Cabernet Piave DOC La Marc in abbinamento
Picanha di manzo con fondo bruno al vino rosso e sedano rapa
Ingredienti
Un Codone di manzo con il suo grasso
Aglio 2 spicchi
Rosmarino tritato 1 cucchiaio
Vino rosso 2 cucchiaio
Olio evo 4 cucchiai
Sale grosso 1 cucchiaio
Sedano rapa 1
Latte 50 cl
Pepe q. b.
Procedimento
In una terrina mescolate l’aglio tagliato a lamelle, il rosmarino, il pepe, il vino e l’olio.
Mettete la carne in una teglia, spennellatela con il condimento e lasciatela marinare per un’ora.
In una teglia da forno condite il codone con il sale grosso e cuocetelo per 50 minuti in forno preriscaldato a 130 °C con il lato del grasso verso l’alto.
Estraete la teglia, girate la picanha con il grasso verso il basso e cuocete altri 40 minuti.
Filtrate il liquido di cottura, aggiungete il vino rosso e fate ridurre della metà a fuoco basso.
Mondate il sedano rapa, tagliatelo e cuocetelo nel latte fino a renderlo morbido.
Successivamente scolatelo ed emulsionate aggiungendo sale e olio extra vergine fino a attenere una spuma soffice.
Al centro del piatto posizionate la spuma di sedano, porzionate la picahna in cubi e servite irrorando la carne con il sugo ristretto.
Risotto con ossobuco Stendhal MilanoCocktail pairing con piatti milanesi della tradizione. Succede il 23 gennaio 2023 allo Stendhal di Milano. Non è proprio uno "stappo" oggi la nostra rubrica poichè non si abbinano vini ai piatti, ma raccontiamo della nuova tendenza del cocktail pairing.
Il team di Stendhal, storico ristorante situato in via Ancona 1 all’angolo con via San Marco, condividerà l’esperienza di Cocktail pairing con il team di Private Equity di CBA, sei piatti tipici della tradizione meneghina in pairing con altrettanti cocktails per una cena degustazione che affonda le radici nella storia enogastronomica della città.
Gli ospiti potranno assaggiare alcuni tra i piatti più rappresentativi della cucina lombarda e intraprendere contemporaneamente un interessante excursus storico. Sapete per esempio come sia nato il Negroni Sbagliato, uno dei cocktails più amati sotto la Madonnina? Oppure avete idea di quali drinks bevessero Verdi, Toscanini e Marinetti prima di esibirsi alla Scala? Questa speciale cena con cocktail pairing è l’occasione perfetta per scoprire queste ed altre curiosità sui drinks classici e senza tempo che hanno fatto la storia della mixology italiana - quando ancora non si chiamava mixology.
cocktail bar di StendhalIl menù della serata prevede un’entrée a base di Fiori di zucchina abbinati a un Gin Rosa shakerato, cocktail caposaldo della città di Milano. Per l’antipasto entra in scena uno dei piatti simbolo della cucina di recupero milanese,
i Mondeghili classici Stendhal, serviti con un Campari shakerato Cointreau, un perfetto mix Italia /Francia.
Come ultimo antipasto c’è un altro piatto della tradizione che non ha bisogno di presentazioni: il Vitello tonnato Stendhal, il cui gusto morbido viene perfettamente equilibrato da un Dirty Martini.
Vitello Tonnato
Non mancherà il Risotto Milano, perfettamente compensato da un Vermouth con zafferano in infusione?
Ugualmente imprescindibile la Cotoletta alla milanese, altro piatto iconico della città, che va a braccetto col Negroni sbagliato, inventato per errore al Bar Basso e diventato in breve tempo il re degli aperitivi meneghini.
Chiude la proposta il Cotechino, che si beve con un cocktail Zucca lavorato a secco, proprio come lo amavano Verdi, Toscanini e Marinetti.
L’esperienza di Cocktail pairing sarà poi on demand disponibile a partire dal 24 gennaio 2023.
Stendhal, il ristorante che omaggia la tradizione gastronomica di Milano
Il locale si presenta all’esterno con tre ampie vetrate che lasciano scorgere il carattere del luogo, in cui il colore verde è predominante. Il ristorante è strutturato da due ampie sale interne, ciascuna di una ventina di coperti circa, in cui spiccano alcuni oggetti d’epoca che sottolineano la storicità del locale e i richiami alla grande Milano. Nella sala principale il bancone bar si snoda lungo tutto il lato sinistro, mentre all’esterno troviamo uno spazio utilizzato sia nella bella stagione, per godere del clima durante un pranzo o una cena all’aperto, sia nei periodi invernali trasformandosi nell’elegante Giardino d’inverno. Una serra, particolarità esclusiva di Stendhal, con un’atmosfera sofisticata, è disponibile anche su prenotazione per eventi privati.
Aperto tutto l’anno, da lun - dom, 12:30 - 14:00 | 19:00 - 22:30
Riprendiamo i nostri appuntamenti con la rubrica #Stappo alla regola suggerimenti di winepairing e/o foodpairing sono sempre più richiesti dai nostri lettori. Oggi non scriviamo rispondendo alla domanda di rito, "con questo piatto che vino scelgo? Come lo abbino?" ma vi proponiamo un suggerimento di inserimento di un ingrediente speciale nelclassico carpaccio. L'idea ci arriva dallo spazio della Boutique Giusti di Milano Acetaia Giusti, la più antica acetaia del mondo, e dallo Chef Roberto Di Pinto del Ristorante Sine di Milano.
Un piatto ideale per un antipasto delle feste dal titolo lunghissimo, alla Linza Wertmuller: Carpaccio di controfiletto di pezzata rossa della Valtellina, marinato nel cacao e condito con salsa di burrata, nocciole e Aceto Balsamico di Modena IGP Giusti 3 Medaglie d’Oro.
LA RICETTA
Controfiletto di vacca rossa valtellinese
INGREDIENTI
Per la marinatura: le quantità sono abbondanti voi procedete con le debite proporzioni
1 kg di sale grosso
1 kg di sale fino 1 kg di zucchero 500 g di cacao amaro Olio di nocciola Olio EVO Burrata Insalatina Nocciole tostate Grue di cacao Aceto Balsamico di Modena IGP Giusti 3 Medaglie d’Oro
PROCEDIMENTO
Pulire il controfiletto dal grasso esterno, tagliarlo in pezzoni tipo lingotti di circa 300 g l’uno dipende da quanti commensali ci saranno a tavola, ma il pezzo deve essere tale da poterlo tagliare a fette sottili n.d.r.), metterlo a marinare ricoprendolo con la soluzione di sali e cacao, ponendolo poi in frigorifero per 6 ore. Sciacquare la carne sotto l’acqua corrente per eliminare totalmente il sale. Tagliare a fettine sottili e, se necessario, batterle con un batticarne.
Condire con olio di nocciola, olio evo, grue di cacao, nocciole tostae, aggiungere insalatina e salsa si burrata, guarnire con aceto balsamico IGP Giusti
risotto al balsamico
Condire con olio di nocciola, olio evo, grue di cacao, nocciole tostae, aggiungere insalatina e salsa si burrata, guarnire con acetro balsamico IGP Giusti
Dopo questo antipasto eccellente il menu del Ristorante Sine di Milano propone il Risotto 100, specialità creata dallo Chef Di Pinto in omaggio al Giusti 100, il prodotto più esclusivo di una collezione che ogni anno Acetaia Giusti produce in quantità limitatissima, estraendo da preziose batterie di botti produttive dal 1700. Si tratta di un risotto con Parmigiano Reggiano 100 mesi affinato da Guffanti ad Arona, con scarola a crudo, nasturzio e acetosella con finitura di Giusti 100 a impreziosire e valorizzare le altre componenti del piatto. Un primo piatto assolutamente raffinato. Tutti i prodotti Giusti sono disponibili nello shop online
GRAN DEPOSITO ACETO BALSAMICO DI GIUSEPPE GIUSTI
Il “Gran Deposito Aceto Balsamico di Giuseppe Giusti” è la più antica acetaia al mondo, fondata nel 1605 a Modena ed è il brand più rappresentativo tra gli Aceti Balsamici di qualità. Oggi, la storica acetaia è guidata dalla 17esima generazione della famiglia: Claudio Stefani Giusti, porta avanti brillanti obiettivi di espansione, attraverso una gestione aziendale giovane e flessibile. La sede in un antico borgo agricolo alle porte di Modena ospita il cuore della produzione Giusti, tra cui le 600 botti storiche del 1700 e 1800 ancora in attività, e il Museo Giusti: uno spazio dedicato alla trasmissione della storia della famiglia e alla degustazione dell’”Oro nero di Modena”.
Cioccolatini con Aceto Balsamico di Modena IGP
CHEF ROBERTO DI PINTO – SINE RESTAURANT Napoletano doc, Roberto Di Pinto cominia ancora ragazzino a lavorare in grandi ristoranti in tutto il mondo; poi decide di fermarsi a Milano e dopo l'esperienza di chef all’Hotel Bulgari, decide di aprire Sine. La mediterraneità delle materie prime e la loro lavorazione parlano di Napoli e del forte legame con questa terra. La tradizione viene rivisitata per essere esaltata e, a volte, rivisitata, senza però mai mancarle di rispetto.
Aperitivo e food pairing APERITIVO ALL’ITALIANA, NON SOTTOVALUTARE IL FOOD PAIRING. Per 8 italiani su 10 nell’aperitivo italiano non può mancare il food pairing, appetizer di qualità che vanno dai classici stuzzichini a proposte salutari, light ed etniche. È quanto emerge da uno studio promosso da Sanbittèr condotto con metodologia WOA (Web Opinion Analysis) su un campione di 300 italiani attraverso un monitoraggio dei principali social network, forum, blog e community lifestyle internazionali.
La moda di accompagnare le bevande a piccoli ancorchè frugali stuzzichini (soprattutto olive e salatini) si diffonde nei café chantant di Torino, antesignani degli odierni bar. L’abitudine dell’aperitivo fatto al bar in prossimità dei pasti (pranzo compreso) diventa in breve qualcosa di davvero tipico in Italia, radicandosi nello stile di vita e nelle usanze del nostro paese ma differenziandosi da nord a sud. L’Italia è infatti l’unico paese al mondo in grado di poter vantare un gustoso patrimonio di 4.698 specialità tradizionali alimentari e ogni paese ha le proprie proposte di food per l’aperitivo, dalle pizzette, arancini e fritti al sud ai tramezzini, patatine, olivette e focacce al nord.
Oggi è molto in voga l’aperi-light, cioè quell’aperitivo che coniuga il momento di relax con colleghi e amici con la leggerezza e il gusto delle verdure e ortaggi e con una miscelazione che è sempre più analcolica o solo leggermente “corretta”. Un aperitivo sano che ha conquistato il nostro paese, che al momento dell’aperitivo vede sempre più verdure grigliate, bruschette e leggeri flan, al fianco di pizzette, patatine fritte e crocché.
Sempre più diffuso il food pairing etnico, con bao (panini ripieni cotti al vapore.), l’hummus (salsa a base di pasta di ceci) e gyoza (fagottini ripieni di carne o verdure,) e nascono nuove contaminazioni che utilizzano ad esempio alghe o frutti tropicali. Ci sono anche i samosa, triangolini indiani di pasta sfoglia croccante ripieni di verdure speziate con curry e tandoori, e i falafel arabeggianti, polpettine di legumi speziate e fritte. Anche il bere miscelato si evolve quindi con cocktail sempre più ricercati nei colori e nei sapori pensati per accostarsi perfettamente ai nuovi aromi delle pietanze.
Per la scelta del locale dove fare un buon aperitivo, oggi i consumatori dedicano grande attenzione alla qualità del cibo (55%), oltre che alle proposte di cocktail (42%) e all’atmosfera suggestiva (45%) in grado di regalare scorci invidiabili sulle grandi piazze italiane e nei piccoli borghi al mare o in montagna. L’immancabile dell’aperitivo non risulta quindi essere l’alcol, sostituito progressivamente da bitter e aperitivi analcolici ready to drink. Più della metà degli italiani (62%) ritiene infatti che si possano esplorare diverse sensazioni di sapori anche con proposte a bassa o inesistente componente alcolica, scelte sempre più dai consumatori per questioni di benessere (47%), moda (35%), o necessità (41%). (fonte: Sanbittèr).
verruzzoVerruzzo, attenzione. ho scritto Verruzzo e non Verduzzo. (Verruzzo significa piccolo verro, cioè all'incirca cinghialetto, il nostro amato Verduzzo friulano è decisamente un'altra cosa, per altre occazioni). Verruzzo è un rosso fresco e beverino. Perfetto per grigliate e pic-nic e disinvolto al punto giusto per un aperitivo in riva al mare. Con il caldo si pensa subito a un bianco, ma anche un rosso servito fresco sorprende e affascina. Monteverro, dalle colline di Capalbio, ci propone il Verruzzo, un mix di Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Syrah e Merlot, un vino rosso di carattere, espressione semplice ed elegante, dal gusto immediato della Toscana del Sud, della Maremma.
verruzzo
Giovane e fresco, colore ciliegia intenso, il Verruzzo è un'esplosione di frutta, con un tannino presente ma rotondo e stimolante. Un vino ben riuscito fino nel finale, acceso e solare. Provatelo in abbinamento con piatti di carne e al ragù. Un vino conviviale da gustare in compagnia.
L'azienda nasce agli inizi degli anni 2000 da un’idea visionaria del proprietario Georg Weber. Un grande lavoro in vigna e scelte attente in cantina si ripetono da 13 vendemmie per dare vita alle sei eccellenze di Monteverro: il capofila taglio bordolese Monteverro, il fratello minore Terra di Monteverro, uno Chardonnay in purezza e un intrigante Syrah Grenache chiamato Tinata; due vini di base, Vermentino e Verruzzo.
Namakaki ebi okabeSushi & Champagne nel giardino zen di Finger’s Garden. Le bollicine della maison Comte de Montaigne accompagnano il menu firmato da Roberto Okabe. Lunedì 30 maggio 2022. Il Blanc de Blancs Grande Réserve Brut: prodotto da uve Chardonnay 100%, esprime con eleganza lo stile Comte de Montaigne. Grazie al bouquet fruttato e floreale e alla fresca mineralità, questa Cuvée è perfetta per accompagnare con eleganza le creazioni della Finger's Selection di Roberto Okabe.
sushi selection okabe
Il percorso gourmet studiato per sposarsi con le raffinate bollicine di questa riserva: dall’innovativo Namakaki ebi (ostrica e gambero in salsa ponzu con daikon leggermente piccante) alla Millefoglie di tonno, burrata e tartufo, dal Nido (un roll croccante cotto in tempura con tartare di tonno e di salmone avvolto in pasta kataifi) al Risotto al nero di seppia, tobiko e lime. tartare sumiso okabe
Immancabili la selezione di sushi Finger’s style e il dessert che racconta le origini di Okabe, Paixão do Brasil.
Al termine della serata la Maison regalerà a Finger’s una Mathusalem (il formato da 6 litri) di Champagne Brut che resterà in esposizione al ristorante sino a settembre per essere firmata dai calciatori che abitualmente frequentano il Finger’s Garden e poi donata alla Fondazione P.U.P.I (la onlus creata nel 2001 da Javier Zanetti e da sua moglie Paula) per essere battuta a un’asta benefica a favore della Fondazione.
Costo della serata: 85 a persona compresa una bottiglia di Blanc de Blancs Comte de Montaigne Finger’s Selection.
Per info e prenotazioni: Finger’s Garden t. 02 606544 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
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"Finché ho scoperto che con la porchetta ci sta il bianco" è il titolo del pezzo di Angelo Peretti su internetgourmet.it Ci fa piacere condividerlo con voi e riteniamo che a buon dirittto il suo posto sia nella nostra rubrica Stappo alla regola. Ricordo che già Peretti ha sdoganato il vino rosso con il pesce (applausi qbisti). "Anni fa scrissi un libro sugli abbinamenti che ebbe un discreto successo, tant’è che la casa editrice ne volle realizzare anche una nuova versione. Per la porchetta suggerivo l’accompagnamento con un rosso umbro, magari in versione riserva, in base al principio dell’accostamento regionale. Infatti, pare che la porchetta sia nata in Umbria, per poi trovare successo nel Lazio. Col tempo, e soprattutto dopo essere vissuto qualche anno a Roma, ho incominciato a dubitare di quel che avevo consigliato, non già perché il rosso non ci stia, quanto perché scoprii che la porchetta stava benissimo anche con un bianco un po’ ruspante (...) Tuttavia, il dilemma del rosso o del bianco mi si è ripresentato di recente quando ho avuto la fortuna di poter provare l’assaggio (più che assaggio, una mangiata colossale) della porchetta di una famiglia umbra che la porchetta la produce da novant’anni, ossia i Blasi ad Umbertide, in provincia di Perugia. I Blasi hanno anche cantina, e insieme alla porchetta mi hanno proposto il rosso e il bianco, tutt’e due del 2020, che portano in etichetta il nome di Rogaie. Ed è stato un continuo andare e tornare tra l’uno e l’altro e un boccone di porchetta.
Il bianco è fatto con chardonnay, traminer e sauvignon blanc, e nonostante una simile cuvée l’aromaticità non risulta eccessiva, mentre la freschezza è sorprendentemente dinamica, tant’è che pulisce e ripulisce in maniera ideale il palato e va a braccetto con gli aromi della preparazione.
Il rosso è a base di merlot e di syrah, ma non mira alla concentrazione, come verrebbe da pensare, quanto piuttosto alla beva, e anche qui ho trovato un’interessante acidità che rende gastronomico il vino e dunque lo fa adattissimo ai sapori complessi della porchetta. Peccato non aver avuto l’occasione di provare il rosato, che pure – lo vedo sul sito – vien fatto nel vigneto delle Rogaie.
Quale dei due? Dopo lungo riassaggiare, ho deciso per il bianco, ma di un’inezia. Smentendo in parte me stesso e il libro che scrissi anni fa, anche se il rosso, come detto, ci stava comunque bene. Se per caso passate da quelle parti e fate il test anche voi, mi piacerebbe sapere il vostro parere.
cantina blasiVoglio solo aggiungere un’annotazione per riportare quel che ha detto il giovanissimo Michele Serafini, il nipote ventiquattrenne del fondatore Didi Blasi. È lui che oggi coordina l’azienda, e riporto virgolettata questa sua frase: 'Quando sapremo fare vino come facciamo bene la porchetta potremo sfidare chiunque in qualità, per ora abbiamo inziato a camminare, però velocemente'. Mi piace, questa frase, perché dà mostra di una consapevolezza consistente, di una volontà altrettanto notevole e insieme però ammette l’esistenza di limiti, cosa non sempre frequente tra chi produce vino.
Uno stappo alla regola da fuori regione, precisamente dalla Sicilia. Un seducente insieme di colori e profumi. Ammasso rosso Sicilia DOC di Barone Montalto abbinato con la Costoletta di maiale ripiena dello chef Filippo Ventimiglia del Ristorante Quattroventi. Un abbinamento che regala la tradizione e l’autenticità della Sicilia, reinterpretate in chiave moderna. Se vuoi scoprire come realizzare la ricetta, QUI è spiegata passo passo
lara wine pairing Parliamo della memoria del territorio dove le viti sono state preparate per affrontare un invecchiamento. Perché la vite sana invecchia in modo naturale. "Questa è la chiave della sostenibilità che oggi più che mai è per noi concetto e valore fondamentale per trasmettere tutta la passione, la cura e la professionalità che ogni giorno diffondiamo". Questa è la filosofia Ruggeri.
Ed eccomi qui felice di avervi nuovamente nel salotto de Il Vostro Eden a degustare un nostro nuovo capolavoro di bontà: il trio goloso! La spuma al caramello salato, la Mousse di gianduia e la Cheese cake che prepara il palato per l’ incontro con un elegantissimo prosecco Rosè Doc Valdobbiadene, l'Argeo dell’azienda Ruggeri di Valdobbiadene, una tra le prime aziende delle Colline del Prosecco ad adottare il Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata (SQNPI),
La lieve grassezza del dessert si fonde con la bolla raffinata e briosa che cede sentori di frutti rossi tipici dei vini prodotti con uve di Pinot nero (15%) vinificate in rosso e Glera (85%) vinificate in bianco.
Assaggio, sorseggio e chiudo gli occhi. Voglio immortalare questi attimi di gratificante perfezione che regaleranno anche a voi una parentesi spazio temporale totalmente appagante! Mentre scrivo, ho già fatto un refill perché in fondo oggi, 8 dicembre, giorno dell'Immacolata, è un giorno di festa. E mi sono lasciata travolgere da questa straordinaria freschezza.
Le Manzane Pinot grigio 2020Erano giorni che i produttori dell'azienda Le Manzane mi guardavano dallo scaffale con i loro volti dall'accattivante etichetta raffigurante le loro caricature. Erano giorni che mi stuzzicava l'idea di invitare la famiglia Balbinot (i titolari dell' azienda) alla nostra tavola, eppure, come si fa con gli ospiti, si aspetta il giusto tempo per dedicarsi a loro completamente. Il tempo è arrivato e ora, in ideale compagnia, eccomi pronta per la conoscenza del Pinot Grigio 2020 de Le Manzane di San Pietro di Feletto (TV). Macerazione? Si. 24 ore. Sosta sui lieviti per 5 mesi in vasche di acciaio e un successivo travaso con affinamento finale di 2 mesi. Il risultato è molto, molto interessante! wine pairing con il carpaccio di tonno La gustosa e persistente cremosità che al palato riporta le inconfondibili note fruttate si sposa alla freschezza del carpaccio di tonno e semi di sesamo. Proposta pulita, diretta e decisa che ben si sposa alle note di frutta esotica che il vitigno dona. Al naso lo scopro fine, fruttato, floreale e olfattivamente elegantemente intenso. Vista la giovane età ha una media struttura che mi permette di proporlo, dopo uno dei nostri fantastici aperitif cocktail, come vino da entrata, che con garbo ed eleganza può diventare a tutto pasto.