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Previsioni: come si mangerà a Milano nel 2015?

Come si mangerà a Milano, e in Lombardia, nel 2015? Quali sono i piatti che ci aspettano nell’anno dell’Expo? D’accordo, sono questioni interessanti – ma la domanda veramente importante è: “Dove mangeremo nella Milano dell’Expo2015?” Dove? Domanda semplice, risposta complicata. Da un lato, abbiamo una città, e una regione, ricca di ristoranti importanti e apprezzati. Tanto per dire, la Lombardia detiene il primato per numero di stellati della Guida Michelin 2015: 58 ristoranti, 2 tristellati, 6 bistellati, 50 monostella. E questa primazia viene confermata dal continuo aprirsi di locali di tutti i tipi, per tutte le tasche e tutti gli appetiti. Ma al tempo stesso viene offuscata, in qualche modo, dall’altrettanto costante chiudersi di locali. Ripercorrendo le insegne visitate negli ultimi anni, ne ritroviamo molte spente, vuoi per l’aggravarsi della crisi economica, vuoi per una certa imperizia imprenditoriale, vuoi per dissidi societari: così, negli ultimi mesi abbiamo visto chiudersi buoni e promettenti ristoranti come Mamai (nato negli spazi di Alice di Viviana Varese, che ha portato la sua stella a Eataly Smeraldo), De-light e Amaltea, o come La Corte Toscana (locale dalle alte ambizioni imprenditoriali presto naufragate), e locali-bistrot come The Green Inc. (nonostante il fiorire di locali verde-bio-veg) e Alterigo – e anche le gelaterie-su-stecco Stickhouse hanno chiuso punti vendita…

Come? La risposta forse è più semplice: mediamente, abbastanza bene. Nonostante le polemiche, le voci che dicono che a Milano si paga tantissimo per mangiare comunque male, e così via, il panorama non sembra così desolante – a partire dalle stelle Michelin. Soprattutto, si moltiplicano le idee – anche se a volte gli esercizi di creatività si fermano sulla carta. E in particolare si pensano i locali come veri e propri “format”, replicabili – e alcuni già replicati – a piacere.

Cosa? Osservando il panorama, possiamo dire a colpo sicuro: molti hamburger, del gran cibo di strada, non necessariamente per strada, un bel po’ di etnico raffinato, e dei bei fritti – ma anche molto bio-veg.
Le hamburgerie non sembrano conoscere crisi, e si moltiplicano le proposte più o meno gourmet, rivisitate, reinventate, reimpostate. La ricerca delle carni, la scelta dei pani, la possibilità di comporre sartorialmente il proprio burger sono ormai dei must in locali come Macinata, Polpa, Trita (che magari non brillano per originalità onomastica ma propongono un prodotto buono e accurato), Mu, Brando, Special, Meatbar de Milan. Per il cibo di strada si prospettano nuovi orizzonti: Mangiari di Strada risalirà presto dai confini sud-occidentali del comune di Milano alla Darsena, si aspettano nuove aperture (una tripperia in Porta Romana?). Una novità di queste settimane sono i locali che servono fritture più o meno “da passeggio”: da Tutti Fritti alla Colonne di san Lorenzo, che offre a 5€ fritture di patate baccalà pollo fioridizucca e quant’altro si possa impastellare e friggere, ad Amor di Patata in Porta Genova, dove a essere fritte ono le pattate, a bastoncino, con la loro buccia; mentre Amsterdam Chips in corso Buenos Aires (ma anche a Torino, Napoli, Roma e Firenze) propone patatine fritte all’olandese. L’etnico invece si sta già raffinando da qualche anno: oltre alle aperture più recenti (Zen-Ci, Bon Wei, che vanno nella direzione di un raffinamento della cucina cinese), si moltiplicano le cucine più o meno fusion – da Wicky’s, di cui si attende il trasloco in corso Italia, a Smøøshi, punto di incontro fra la cucina danese e i prodotti italiani, a Bjork, brasserie svedese. Il tutto sotto l’ottimo auspicio della stella Michelin ottenuta quest’anno dall’ottimo ristorante giapponese Iyo: il nome viene dal giapponese Ukiyo, “Mondo fluttuante”, ed è bello che a questa immagine aerea si associ ora la solidità di un riconoscimento “pesante” come quello della Guida Michelin. E l’immagine si addice anche alla ristorazione milanese verso l’Expo2015.
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