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Friuli Venezia Giulia su Slow Wine 2025

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Friuli Venezia Giulia su Slow Wine 2025.  Tutti i numeri della regione FVG nella 15esima edizione della Guida ai vini. Sabato 19 ottobre dalle 14 grande degustazione al Superstudio Maxi di Milano con oltre 470 produttori e circa 1000 vini da assaggiare da tutta Italia. 

20 Chiocciole, 11 Bottiglie, 3 Monete, 52 Top Wine: questi i riconoscimenti assegnati in Friuli-Venezia Giulia dalla Guida Slow Wine 2025, disponibile dal 23 ottobre in libreria e sullo store online di Slow Food Editore.

Due le novità importanti di quest’anno:

1) tutte le aziende recensite non praticano il diserbo chimico

2) nei Best Buy, che sostituiscono il riconoscimento del Vino Quotidiano, la guida segnala una selezione di Top Wine che, nelle rispettive denominazioni e tipologie, offrono un prezzo eccezionale. 

Il Friuli-Venezia Giulia visto da Slow Wine

Il movimento della regione, se si considerano la nascita di nuove aziende, i passaggi di mano, gli investimenti imprenditoriali e soprattutto le vignaiole e i vignaioli giovani che si mettono in gioco e decidono di percorrere una propria strada, è impressionante, e non così semplice da seguire.

Il filo rosso che sembra tenere tutto insieme è l’emergere dell’impronta territoriale al di sopra di quella varietale, un tema già affrontato anche in altre edizioni della Guida. I vini sinceri, quelli che si cerca di valorizzare tra queste pagine, acquisiscono sempre di più una riconoscibilità.

Emblematico, in questo senso, è il percorso del Collio, della Brda, dell’Istria slovena e della parte collinare dei Colli Orientali del Friuli: al di là delle divisioni statuali e consortili, si fa largo tra i produttori una consapevolezza nuova, che si traduce nel bicchiere e restituisce, appunto, vini sempre più territorialmente identitari.

Un po’ diverso è lo stato dell’arte per ciò che riguarda il Carso e il Kras: qui l’unicità pedoclimatica delimita e costruisce già da sé l’unicità e la riconoscibilità territoriale dei vini, che peraltro hanno spesso raggiunto altissimi livelli qualitativi.

Tutto è più complicato nelle zone di pianura, dove l’approccio produttivo sembra più difficilmente riconducibile a matrici comuni.

Le visite e le degustazioni di quest’anno ci hanno restituito un Friuli-Venezia Giulia e una Primorska in cui dominano, in termini qualitativi, le uve a bacca bianca (malvasia istriana in primis), interpretate in chiave macerata o meno. 

 

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