Il numero di marzo di qbquantobasta dedica l’apertura a Margarete Schütte-Lihotzky, una donna architetto straordinaria che ha inventato la cucina componibile, la mitica Frankfurter Küche(Cucina di Francoforte). Sono certa che la sua storia vi affascinerà.
la cucina di Francoforte alle origini delle nostre cucine componibili
Le nostre pagine si chiudono con l’invito a visitare la straordinaria mostra Le signore dell’arte e ad ammirare l’immagine della Partita a scacchi di Sofonisba Anguissola, esempio preclaro della modernità femminile del Seicento.
Le signore dell'arte Tra queste due storie al femminile si dipana il nostro numero dal profumo di primavera, con tanto spazio dedicato ai fiori e agli ortaggi, con un focus sui carciofi che, come certamente sapete, sono dei fiori in bocciolo! carciofi alla giudìa
Vi raccontiamo anche - con le parole di Enos Costantini - del litùm, simbolo dell’ingegno alimentare friulano.
sclopìt Leggerete di formaggi speciali con Alberto Marcomini.
formaggio con il vermouth Due le interviste, una all’oste Dante Bernardis e una al pizzaiolo Roberto Bosco.
Dante l'oste poeticoRenato Bosco il pizzaricercatore Last but not least: continua fino al 19 marzo, giorno delle zeppole di San Giuseppe, il contest virtuale qubista Viva le fritole! Sono di scena le frittelle salate. Partecipate! In premio ricchi premi e cotillon.
E in più con il codice FRITOLEQB avrete in regalo ben 5 (cinque euro) di sconto se acquistate uno dei nostri liberi che vi raccontanto le ricette di frittelle.
Potete scegliere fra Com'è dolce Trieste, l'imperdibile manuale di pasticceria triestina mitteleuropea
e In cucina con il mais. Non solo polenta con le interpretazioni creative e tradizionali dell'ingrediente principe dell'alimentazione friulana e non solo!
ìlucerna in terracotta con vittoria alata e frase beneaugurante, British Museum
Auguri!Buon anno! Tre foglie di alloro fatte di ambra, rinvenute nel corredo della giovane Antestia Marciana (II secolo d.C.) in Aquileia, riportano la scritta augurale A. N. F. F. Annum Novum Faustum Felicem “buon anno nuovo prospero e fortunato". Me lo ricorda oggi la Società Friulana di Archeologia e mi tornano in mente le traduzioni dal latino: già da subito ci avevano spiegato che felix-felicis non significava "felice" ma "fortunato". Ma noi, anche una volta finito il liceo, ci intestardivamo a cercare la felicità invece che la botta di fortuna.
L’ambra dunque. Veniva donata come simbolo di buon auspicio in occasione dei capodanni. Per le donne era di buon augurio sognare monili in ambra, ma soprattutto possederli.
Lo stesso augurio Annum Novum Faustum Felicemera riportato spesso sulle lucerne donate nelle festività romane dell'inizio di anno come strenae (da cui le nostre strenne). La lucerna in terracotta della foto in alto, accompagnata dalla raffigurazione della Vittoria alata, si trova al British Museum. Il capodanno romano originariamente aveva inizio nel mese di marzo, dedicato appunto a Marte: “Signore delle armi, dal cui sangue mi ritengo nato e affinché sia creduto, darò molte prove, da te proclamiamo l’inizio per l’anno Romano: il primo mese sarà dal nome del padre" scriveva Ovidio ne I Fasti.
Un 2021 prospero e fortunato è quindi l’augurio che condivido con voi.
Poi dal 450 a.C. circa il primo mese dall'anno fu gennaio, dedicato a Giano, il dio romane delle porte e dei passaggi. Il dio bifronte che rappresenta tutti gli inizi e possiede la capacità di vedere il passato e il futuro. Macrobio e Livio spiegano che Giano presiedeva all'inizio tutti i mesi dell'anno e perciò alle Calende veniva celebrato quale Junonius assieme a Giunone ed è per l'identico motivo che, secondo Ovidio, veniva offerto il dolce chiamato janual durante le Calende di gennaio. Giano bifronte
In quanto custode degli accessi e delle soglie (qui limina servo dice il dio in Ovid. Fast., 173) Giano è considerato il principale guardiano delle porte dell'Urbe e come tale ha la funzione di protezione della città sacra.
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Scritto da Fabiana Romanutti il . Pubblicato in Editoriali.
1 gennaio 2021. Un saluto affettuoso e beneaugurante a chi ci leggerà in questa giornata. Con quale cibo e/o bevanda avete festeggiato la mezzanotte per assicurarvi un anno ricco di prosperità? A quale talismano gastronomico vi siete affidati? Per quel che mi riguarda ho cercato di riproporrre las uvas de la suerte, l’uva della fortuna. In Spagna negli ultimi 12 secondi del vecchio anno si mangiano uno dopo l’altro, 12 chicchi d’uva contemporaneamente ai rintocchi (campanadas) della Puerta del Sol di Madrid. Purtroppo, nonostante l'assenza dei botti, qui non sono riuscita a sentire alcun rintocco.
Ho ripiegato quindi per sicurezza sui maialini in marzapane - Glücksschwein- che a Trieste imperano in tutte le pasticcerie (siamo o non siamo Mittel?). Simbolo di forza e prosperità, vanno rigorosamente realizzati con una fogliolina di quadrifoglio. Qualche attimo di malinconia ricordando di quando si poteva viaggiare: a Lubecca oltre ai luoghi di Thomas Mann, nella nella Breite Straße c'è il Salone del Marzapane da Niederegger, storica azienda dolciaria che ha lanciato questa specialità nel 1806.
Attimi subito fugati dai saldi propositi di inizio anno, corroborati da un bicchierozzo di Feuerzangenbowle (vino rosso rum bucce di arancia cannella chiodi di garofano). Sì è una specie di vin brulè, ma dirlo in lingua originale mi crea sempre quelle suggestioni particolari legate appunto alle atmosfere dei viaggi fatti.
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Scritto da Fabiana Romanutti il . Pubblicato in Editoriali.
Tante icone colorate e allegre che rimandano a tanti, davvero tanti contenuti. Il frutto di anni di lavoro. Sono le copertine del mensile qbquantobasta che vi hanno accompagnato in questi anni in cui siamo cresciuti insieme.
Identtà di territorio. La nostra identità stratificata anno dopo anno e sempre capace di rinnovarsi.
Ora, il 2021 sarà anche per noi un anno di cambiamento, diventeremo più fast e più slow, più veloci e più lenti. Anche sulla carta. Fast, cioè veloci, lo siamo sempre stati: on line, segnalandovi puntualmente (spesso per primi) le novità e le notizie che ci sembravano degne di nota; ma anche su carta, scrivendo anche con mesi di anticipo su altri competitor di argomenti e storie che poi sono diventati di moda e di attualità.
Ora il nostro qb cartaceo potenzierà la sezione di notizie brevi per dare una panoramica più completa di quanto avviene e si sta preparando soprattutto nel mondo del cibo e del vino.
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Ma diventeranno ancora più approfondite le storie, sul modello del long form, articolo di approfondimento di lunga durata e con maggiori contenuti (fino a 20mila battute).
Ci sarà una sezione specifica su quanto scrivono gli altri esperti del settore, per favorire il confronto dei punti di vista.
Avrà vita a sè stante a rubrica Parole golose finora pubblicata solo online sul nostro quotidiano, per capire la storia attraverso l'uso dei vocaboli e degli oggetti.
Accanto al trionfo della bontà, la bellezza prenderà sempre più spazio, spaziando su arte e turismo.
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Insomma un qb, ancora più ricco e articolato, sempre all'insegna del nostro motto "Per saperne quanto basta".
Un giornale culturale di cui essere lettori orgogliosi. Un contenitore di risposte, ma soprattutto un luogo dove porre le vostre domande.
qbquantobasta sarà distribuito solo per abbonamento; contiamo sul vostro sostegno che certamente, come sempre, saprete dimostrarci.
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Scritto da Fabiana Romanutti il . Pubblicato in Editoriali.
Tempo di bilanci, talvolta ricchi di sodisfazioni,talvolta pieni di chiaroscuri, talvolta capaci di riportare in evidenza informazioni che si erano archiviate ma dimenticate o sottovalutate. Per noi di qb è il momento di analizzare per bene anche i risultati del sito su cui ogni giorno pubblichiamo notizie.
Ci si sofferma ovviamente sugli articoli più cliccati. Verificati tutti i dati di Google analytics, ci si chiede: sarà stato il titolo a incuriosire? Sarà stato il contenuto a sedurre? Sarà stata l'immagine di supporto a condurre alle parole scritte? Qui vi proponiamo i dieci articoli più letti del mese di gennaio 2020.
Date un'occhiata se ve li eravate persi, aspettiamo i vostri commenti per sapere quello che ne pensate e come votereste voi ora fra i dieci selezionati.
1 Marcello, come here! un drink, un cocktail dedicato a Marcello Mastroianni e alla Dolce vita di Fellini
«Dimenticati di santificare le feste». È il nuovo comandamento che ha messo in quarantena il Natale. Ridotto a ombra di se stesso. Controllato, confinato, distanziato. Ma la gente non ci sta e studia il modo di liberare il prigioniero. I social tracimano suggerimenti sui modi di aggirare il Dpcm. Non è solo l' impuntatura puerile e irresponsabile di chi non vuol saperne di saltare, anche solo per una volta, l' appuntamento con tavolate, rimpatriate, abbuffate, scampagnate. In realtà la posta in gioco è diversa.
(...) C'è una sorta di istinto cerimoniale custodito nelle profondità del nostro genoma culturale. E che spinge a difendere a ogni costo una festa che non è una semplice festa religiosa o consumistica. Ma è l'ultimo grande ciclo rituale dell' Occidente.
Ecco perché Natale non è singolare ma plurale. Non una festa ma le Feste, per antonomasia. Che da tempo immemorabile sono considerate la cerniera magica dell' anno. Un serial di liturgie sacre e profane cui è d'obbligo partecipare. Credenti e non credenti. Per tradizione e per devozione. Per piacere e per dovere. Per gioco e per forza. Spesso giocoforza. I dodici giorni che vanno dal 24 dicembre al sei gennaio, dalla sera della Vigilia alla notte dell' Epifania, sono quel che resta degli antichi riti del solstizio d' inverno, quando le giornate ricominciano ad allungarsi.
(...) Il palinsesto cerimoniale natalizio è quanto di più zippato si possa immaginare. Una successione ininterrotta di azioni comandate, emozioni recitate, riunioni obbligate. Fabbricare il presepe, adornare l' albero, la corsa ai regali, il cenone della Vigilia, il pranzo di Natale, la gita di Santo Stefano, il frastuono pagano della notte di Capodanno, l' attesa notturna della Befana. Un dodecathlon che lascia esausti i partecipanti. Una forma di agonismo ludico che ha qualcosa delle antiche prove iniziatiche. Il risultato è una fibrillazione collettiva, un fremito prolungato che accarezza la schiena della società. E si preannuncia già ai primi di dicembre quando in molte famiglie si rinnova l' annosa diatriba fra presepe ed albero, tra conservatori e innovatori, che trasforma ogni salotto italiano in una dépendance di casa Cupiello. Di fatto le feste sono un rito pubblico e privato, un bilancio consuntivo dell' anno vecchio e un preventivo di quello nuovo.
(...) E lo scambio dei regali resta la chiave di volta della kermesse natalizia, insieme alle abbuffate collettive. Perché rappresentano la materalizzazione degli affetti, l' incarnazione della generosità, la metabolizzazione della famiglia e della comunità che diventano nutrimento spirituale e materiale, l'esultanza che diventa pienezza. E mette le persone in relazione con il sacro attraverso i cibi comandati, che una volta si chiamavano "devozioni" o "sacrifici".
(...) È come se le feste passassero un colpo di evidenziatore scintillante su tutto quel che unisce, e fa di tanti individui una famiglia, una comunità. Passata la festa passato l' incanto. La vita torna a scorrere e cancella quello scintillio che le persone in questi giorni difendono con le unghie e coi denti. I divieti del Dpcm accendono gli animi perché, nonostante le derive consumistiche, il Natale resta il solo avamposto dello spirito festivo in un' epoca di deritualizzazione della vita. L' ultimo rifugio dell' armonia, della grazia, della poesia in un mondo fatto solo di prosa. Perché è il momento in cui gli individui escono da sé stessi e fanno società. O attraverso il sacro. O attraverso la santificazione della convivialità, che aggiunge un posto a tavola e per una volta all' anno fa una cosa sola di parenti e serpenti.
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Scritto da Fabiana Romanutti il . Pubblicato in Editoriali.
In questo numero di novembre 2020 c’è un regalo speciale per i lettori: abbiamo pubblicato le tre tavole botaniche recentemente riscoperte dall’ERSA e che risalgono agli anni ’30 del secolo scorso. 90 piante spontanee o da coltivare disegnate e spiegate a livello divulgativo. Ma tutto questo numero è pieno di doni per voi, le nostre pagine sono realizzate con amore per le storie, le persone, i prodotti che raccontiamo e siamo certi che anche voi leggendo sarete coinvolti dall’atmosfera positiva che vi vogliamo trasmettere. Come fa il grande chef Gennaro Esposito nella lunga intervista che ci ha rilasciato, come traspare dai piatti dello chef del ristorante “Re Santi Leoni”.
Una grande voglia di #ripartenza (naturalmente il mensile è andato in stampa prima dei prossimi lockdown). Ricetta di stagione come l’oca di San Martino, senza dimenticare che per San Martino riaprono anche le cantine del MTV FVG. Preziosi i suggerimenti per fare in casa i dolci di martorana siciliani. E ancora storie storie storie, quelle che piacciono a voi: quando sono nate le gallette di riso? E il burro di arachidi? E il codice a barre? Come sempre il messaggio finale è: leggete e diffondete qbquantobasta!
Il tempo del pensiero. E del riprendersi i propri tempi. L’attesa del ritorno. E i rimpianti inaspettati. Sono stati alcuni dei titoli che avevo pensato per l’editoriale di questo numero di maggio. Subito eliminati, non appena mi sono tuffata negli articoli e nelle foto traboccanti di colore calore e passione di chi crea con me questo magazine di cui sono sempre più orgogliosa: le persone appassionate che scrivono per qb. Ecco allora che cominciamo con le uova colorate di un imprenditore visionario in un’ideale continuazione degli articoli sulle uova pubblicati nel numero di aprile. L’ampia sezione di ricette ha inizio con gli asparagi, vere bacchette magiche della primavera, a cui seguono tocchi di profumi estivi e mediterranei fra melanzane alla parmigiana, zuppe di cozze e suggerimenti per i pic nic in terrazzo o in giardino. Un po’ di scuola di cucina con i roux, le crème caramel e brulèe, prima di arrivare alla storia forse più emozionante, quella di una famiglia e di un ristorante che da duecento anni conservano la tradizione sapendo crescere innovare distinguersi: un tassello della nostra vicinanza alla ristorazione italiana colpita dagli effetti del Covid-19.
Non abbiamo voluto, anche per mancanza di spazio, citare i tanti interventi degli enti, delle associazioni di categorie sulle proposte per la ripartenza di ristoranti, bar e mondo del vino, del turismo e degli eventi: li trovate nel nostro quotidiano on line www.qbquantobasta.it consultabile gratuitamente 24 ore su 24.
Ed ecco le nostre ricette dalla quarantina (scritto proprio così, com’era originariamente il vocabolo prima di essere venetizzato in quarantena): molte prendono spunto dalla nostra community sui social, dal croque madame al croque monsieur, dal french toast al pain perdu alla schnitte. Abbondanza di fragole in ricette sontuose. Torte che richiamano le merendine della nostra e vostra infanzia, raccontate in una veloce ma esaustiva panoramica. Al posto della guerra dei Roses abbiamo la guerra dei biscotti, siamo certi che vi appassionerà. E ancora la presentazione delle Lady Chef di Udine, le indicazioni antispreco per quando si fa la spesa, storie di lievito di birra e pane, due argomenti che hanno monopolizzato i social in queste settimane. Le nostre nuove rubriche (ben quattro fra cui #parolegolose e #bicentenarioartusiano), le vostre foto e i vostri feed back, nonché "il pastry chef Alessandro Giudici risponde ai vostri quesiti". Un qb tutto da leggere! Con l’ottimismo di chi vuole e quindi sa ripartire. Insieme a voi. Vicini almeno un metro!
Splendida come sempre la vignetta dell'illustratore Valerio Marini che ringraziamo. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
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Scritto da Fabiana Romanutti il . Pubblicato in Editoriali.
copertina qbquantobasta aprile 2020 editoriale del numero di aprile 2020
Il sommario di questo numero di aprile 2020, in una stagione che non potremo certamente dimenticare, segue un filo conduttore fatto di suggestioni, tra accenni di primavera e attese della Pasqua. Si apre con Uova uova uova: soprattutto raccontate e da scoprire fra letture e immagini. Per la festa della Resurrezione riscopriamo le ricette della tradizione con la cuddura di Paola Insanguine, che da questo numero incomincia la collaborazione con qbquantobasta, la pastiera e il tortano di Simonetta Savino, la colomba di Daniele Piccoli. Per il cioccolato, c’è un classico rivisitato come il cannolo siciliano.
Totalmente primaverile il verde della uova ripiene di Giulia Godeassi, che fra i suoi cupcakes alle carote sembra farci intravedere il goloso coniglietto.
Illusione; gioco al cioccolato foto by Lido Vannucchi
Non solo la vista si abbina al gusto in tavola, ma si fa strada con una certa prepotenza anche il tatto. Con il piacere un po' infantile di mangiare con le mani. Da anni questa strada è seguita per esempio da Massimiliano Alajmo, chef de Le Calandre, ristorante a cui è dedicato un ampio articolo sul nostro numero di qb del mese di aprile 2020, a firma di Marika Bertolini. Ci sono stati e ci sono alcuni piatti nel tre stelle di Sarmeola di Rubano che non prevedono l'uso delle posate.
foto di Lido Vannucchi
La battuta di carne servita sulla corteccia, i cannelloni croccanti di mozzarella e ricotta di bufala con salsa di pomodoro. Esperienza tattile particolamente intensa nella "tessitura" un dolce al cioccolato che mira a riscoprire corrispondenze fra i tessuti e gli elementi del dessert.
Le Calandre by Sergio Coimbra
Max Alajmo ha sviluppato in collaborazione con il profumiere friulano Lorenzo Dante Ferro, anche una serie di spray: al limone per la cotoletta alla milanese, la cannella per la cioccolata calda, lo zenzero per il gin tonic, l'anice stellato nel brodo di gallina. tutte da scoprire le salse (di mandorle, di merluzzo) dove non sono utilizzati latticini grassi e uova.
I fratelli Max e Raf Alajmo
Voi usate le mani per mangiare? Per esempio con la pizza? Con le costicine di maiale? Con il panino, vabbè. Raccontanteci le vostre esperienze in proposito. Commentate qui sotto o scrivete a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
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Scritto da Fabiana Romanutti il . Pubblicato in Editoriali.
Fil Rouge è letteralmente “filo rosso” con il significato di “filo conduttore” (alternativa: leitmotiv, sempre di origine straniera, in questo caso riferentesi a tematica musicale). Sembra che l’espressione fil rouge derivi dall’attività marinaresca: per districare le gomene di una nave si utilizzava infatti un filo rosso che rendeva più facile separare l'una dall'altra le corde aggrovigliate. Ma esiste anche una leggenda popolare orientale, “il filo rosso del destino”, secondo la quale ogni persona porta fin dalla nascita al mignolo della mano sinistra un invisibile filo rosso indistruttibile che lo lega alla propria anima gemella. Non importa il tempo che dovrà passare o lo spazio che separa le due anime, perché il filo che le unisce non si spezzerà e nessuna circostanza potrà impedire alle due metà di incontrarsi. Noi, in questo marzo che profuma di primavera e quindi di cose belle che nascono, preferiamo parlare del Fil Bleu che abbiamo lanciato nel numero di gennaio e che ci consente di collegarci - in un ideale cammino di scoperta - con il paese di Cuccagna di cui vi abbiamo raccontato in febbraio. Ecco allora che parliamo di guado, o gualdo, cioè di Isatis tinctoria, pianta della famiglia delle Brassicacee, parente di cavolo e verza.
I colori e la loro realizzazione erano un tempo appannaggio delle Corporazioni; chi ne rivelava i segreti era condannato all’esilio perpetuo, chi ne deteneva il monopolio era ricchissimo. Quando Carlo V catturò il re di Francia Francesco I fu proprio un commerciante di guado della Linguadoca a farsi garante per il riscatto! La coltivazione della pianta tintoria si sviluppava tra le città di Tolosa, Carcassonne e Albi. Cocagne e coques erano i nomi dei pani di pasta tintoria pronti per la vendita. Ed ecco l’origine dell’espressione pays de cocagne – paese della cuccagna – per indicare un luogo di straordinaria abbondanza e prosperità. Un approfondimento questo che si è reso necessario per rispondere anche alla tante e-mail che abbiamo ricevuto riguardo l’editorialone di gennaio.